"Pensare che l’apprendimento possa accadere solo nel chiuso delle quattro mura è miope". Alla vigilia del ritorno in classe, Rachele Furfaro, un’insegnante illuminata, racconta il suo diverso modello educativo messo in pratica a Napoli nei Quartieri Spagnoli
C’è una scuola in cui il primo giorno i bambini vengono accolti sedendosi in cerchio per terra e cantando insieme in una lingua sconosciuta. Canti africani, norvegesi o degli indiani d’America. Poi un insegnante racconta loro una storia. E dopo li invita a disegnare quello che hanno imparato. Una scuola dove i bambini intessono fitte corrispondenze con Dante e Calvino, ricevono poesie da Baudelaire, Neruda, Hikmet e disegni da Kandinskij, Mondrian, Rauschenberg.